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Nuovo metodo fondazionale innovativo ed ecosostenibile

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marco panzano:
Buongiorno a tutti,
 
lo scorso anno abbiamo ideato e sviluppato un sistema per realizzare una fondazione rilivellabile in caso si verifichino cedimenti. Il sistema nasce nell'ambito della ricostruzione che sta avendo luogo a Christchurch, in Nuova Zelanda, a seguito dell'evento sismico del 2011. Moltissimi edifici hanno avuto danni a seguito di fenomeni di liquefazione del terreno. Il sistema è quindi studiato e ottimizzato per l'edilizia residenziale locale, che è costituita in larghissima maggioranza di edifici in struttura di legno di 1 o 2 piani con fondazioni superficiali. Il sistema consiste in un graticcio di travi in calcestruzzo armato e utilizza casseri a perdere in cartone ad alta resistenza; al perimetro si installano delle lastre in polietilene ad altissimo peso molecolare che fanno da contrasto sul terreno nel caso si dovesse rilivellare l'edificio a seguito di un nuovo evento sismico. Il sollevamento può avvenire grazie all'installazione di martinetti idraulici in apposite cavità poste in corrispondenza delle lastre in polietilene.
A questo link c'è la presentazione del prodotto e del sistema:
http://www.armadillo-system.com
e qui trovate un servizio sull’argomento al telegiornale neozelandese:
https://www.youtube.com/watch?v=H71x8gGaM04
 
Cosa ne pensate? Vi immaginate qualche applicazione anche al di fuori dell'ambito in cui è nato?

Salvatore Bennardo:
che ne pensate?
l'idea è troppo banale e lo dimostra il fatto che da studente la pensai anch'io (25-30 anni fa? boh...?).

la vera "genialità" è averla creata nella realtà vera, averla potuta applicare, con ovvia grande soddisfazione da parte tua.

ovviamente è applicabile ad edifici non troppo alti, non troppo pesanti.
i martinetti dovranno essere ispezionabili, ma potrebbero anche non installarsi; sarebbero sciupati, si metterebbero nel momento in cui c'è da ri-livellare.

non credo il costo incida apprezzabilmente sui costi totali (tutti i costi) dell'edificio finito.

ma lì non potrebbe costruirsi dove non c'è pericolo di liquefazione?

in Italia, aimhé, c'è solo spazio per le chiacchiere e il malaffare.

(P.S. perdonani la crudezza in seconda riga; io sono civile, ma per un meccanico pensare queste cose sono la quotidianetà della sua vita, ed è per questo che come idea non la vedo come una "rivoluzione").

marco panzano:
Mi fa piacere avere reso concreta un'idea... Gli interventi sono spesso di riparazione o ricostruzione delle case danneggiate, quindi non si può "spostare" il problema in zone non liquefacibili. I martinetti non sono installati in maniera permanente, ma nel sistema è previsto solo l'alloggiamento in fondazione e la piastra di contrasto a terra. In questo modo, in caso di necessità, si possono portare le attrezzature e usarle solo quando necessario (si spera mai!).

marco73:
Molto interessante. Ma si può usare anche per terreni espansivi?

g.iaria:
Ma una volta inseriti "una tantum" i martinetti e riportata in bolla la casa che si fà?
Si zeppa tutto e si smontano i martinetti?

Personalmente mi sembra un metodo abbastanza complicato e di difficile applicazione in Italia in cui le costruzioni sono tipicamente più massicce (c.a. e laterizio) per cui ritengo che sia abbastanza azzardato edificare nuove costruzioni, o adeguare le esistenti, su terreni a rischio liquefazione senza affidarsi a fondazioni profonde (pali o micropali).

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