Il problema non è quale forza mettere al piano (tanto poi viene "normalizzata" allo spostamento), ma quali sono gli schemi statici da utilizzare.
Gli spostamenti degli altri piani sono da considerare bloccati o no (sulla singola asta la K viene determinata bloccando gli altri gdl)?
E le rotazioni (visto che c'è sempre il momento torcente ha senso classificare la struttura su una rigidezza laterale?)?
Ho fatto dei test qualche tempo fa e i valori ballano incredibilmente...
Alessandro
Vedi pure mio successivo post.
Occorre tenere sempre presente che tutte queste operazioni avvengono nelle ipotesi di elasticità lineare, quindi vale il principio di sovrapposizione etc. etc.
E' da premettere pure che la rigidezza alla traslazione intesa e come riferita e imparata per la singola asta, nel caso di strutture tridimensionali, come gli edifici, perde in generale di significato e determinabilità.
Ma il problema di questo 3D è diverso.
Fatte le superiori premesse,
le rotazioni non possono mettersi in conto altrimenti la soluzione (si tratta della stima di una variazione relativa tra due impalcati consecutivi) non è determinabile.
Siamo nel campo di metodologie non "perfette", ma tecnicamente esatte.
Delle "rotazioni" se ne tiene conto attraverso r/ls.
Superato il problema r/ls, l'edificio 3D per la stima deve ricondursi una volta come un telaio piano nel piano 1-3 (piano x-z) per la stima in dir. 1 e poi come un telaio piano nel piano 2-3 (piano y-z) per la stima in dir. 2.
Per la stima in una direzione, ad es. dir. 1, ricondotto l'edificio a un telaio piano, ad un determinato piano possiamo sostituire tutti i pilastri con un solo pilastro avente rigidezza alla traslazione che è somma di quella di tutti i pilastri di quel piano.
L'operazione si può ripetere per tutti i piani e alla fine si ottiene un pilastro che rigidezza traslante variabile a tratti lungo l'altezza.
Per gli schemi statici, se devo stimare quanto vale la rigidezza alla traslazione di un piano devo bloccare solo i piedi dei pilastri di quel piano, quelli dei piani alle quote sopra i piedi non interessano perché traslano rigidamente.
Detta in altro modo, questa stima della rigidezza alla traslazione di un impalcato, essendo relativa a questo impalcato, la si esegue "estraendo" l'impalcato dal contesto, vedendo ogni impalcato come un edificio monopiano a sé stante.
Poi per la stima della variazione farò il confronto con l'impalcato successivo.
Nella problematica di questo 3D c'è parentela strettissima con la metodologia della calcolo del centro delle rigidezze dell'impalcato, che si effettua sempre nell'ipotesi di risposta interamente elastica e lineare..